
Questo sono io quando lavoro. In realtà non è neanche vero …
La foto che vedi è stata scattata non molto tempo fa in occasione di un importante meeting aziendale: dress code d’ordinanza, l’abito fa il monaco. In realtà ho la fortuna di frequentare un contesto lavorativo solitamente molto meno formale. Lavoro in un tour operator, e ho spesso avuto modo di constatare che le persone mediamente non sanno cosa sia. Veratour nasce prima di internet e oggi è uno dei più grandi player del turismo organizzato in Italia; anche uno dei pochi rimasti, purtroppo. Ho conseguito la laurea in Scienze della Comunicazione e poi, anni dopo, il master in Ingegneria Gestionale; i ruoli lavorativi che ho ricoperto sono riconducibili tutti al vasto ambito del Marketing. Le mie responsabilità in azienda sono evolute nel tempo, da quattro anni mi occupo di Digital Marketing e questo complica ulteriormente le cose perché, anche in tal caso, quando lo dici molti non hanno una idea precisa di cosa sia. Ad ogni modo, il turismo è per sua natura e vocazione molto informale, quindi di solito non sono vestito così.
Per saperne di più, puoi dare un’occhiata agli articoli del blog della categoria Digital, ma anche al mio profilo su LinkedIn.

Questo sono io, da qualche parte negli USA. Il casco non era obbligatorio …
Non ricordo di preciso dove fossimo, quando mi sono scattato questa foto. Sì, ho fatto un selfie mentre ero in marcia. E no, non avevo il casco (in alcuni stati non devi per forza indossarlo). Viaggiavo con due amici attraverso gli States; è stato un pò come nei film, ma meglio. Poteva essere la Death Valley, un tratto di Route 66, la US163 o forse una vecchia Indian Route tra Arizona e Utah. Di certo la Harley Davidson che guidavo non è la mia: io ho una Iron 883, che chiamo affettuosamente “la bestiaccia” per via del ruggito e degli sbuffi del caratteristico motore bicilindrico. Ovviamente ho tagliato gli scarichi, ma solo dopo qualche anno. E’ decisamente meno confortevole da guidare rispetto a quelle con cui ho viaggiato sulle strade d’America, però non è questo il punto. C’è stato un momento della mia vita in cui ho sentito il bisogno irrefrenabile di “andare in Harley”. Mentre andavo, facevo i conti con me stesso; solo così riuscivo a lasciarmi tutto alle spalle, ritrovare una prospettiva e guardare avanti. Ora non faccio più tutti quei chilometri, e i miei viaggi sono molto differenti da quelli di un tempo; ma quelle strade mi sono rimaste dentro, quelle sensazioni hanno lasciato un segno. E vado ancora in Harley.
Per saperne di più, puoi dare un’occhiata agli articoli del blog della categoria I Viaggi in Harley.

Questo sono io che suono la batteria. Anche qui con qualche doverosa precisazione …
Mi ha sempre solleticato l’idea di saper suonare uno strumento musicale. E la batteria è il tempo, il ritmo, il groove (una parola anglosassone di cui nessuno sa spiegarti il significato preciso, una figata assoluta). Ma devo essere onesto: dire che la suono significherebbe peccare di presunzione, mancando di rispetto verso chi lo sa fare e lo fa per davvero. Perché in fondo io la batteria la studio, più che suonarla. Per buona parte della mia vita essenzialmente ho studiato sui libri e praticato sport a buoni livelli (giocavo a calcio), quindi questa aspirazione è rimasta sempre sullo sfondo. Da qualche anno invece studio questo strumento con sufficiente regolarità e faccio laboratorio con altri studenti/amici; sono sempre stato uno che si applica molto nelle cose per cui prova un reale interesse. In questa foto ci stavamo esibendo in occasione di un saggio, non è il palco del Madison Square Garden. Amo profondamente la musica rock, in particolare i Pink Floyd e gli ACDC. Non credo ci siano molte chances che un giorno io possa lasciare un segno indelebile nel rutilante mondo del rock, devo ammettere che ora è un pò tardi per imparare a suonare come John Bonham, ma non importa. Nessuno saprebbe farlo.
Le cose che scriverò in proposito nel blog le trovi nella categoria Musica e Batteria.

Questo sono io quando bevevo spesso vino. Pardon, degustavo …
La cosa più importante che ho portato a casa dal corso professionale per diventare sommelier è l’approccio a ciò che stai bevendo. I docenti ripetevano spesso che ti cambia la vita, ed avevano ragione. E’ stato uno stupendo percorso di scoperta e riappropriazione dei sensi, che affina la curiosità e ti predispone a cercare di capire davvero cosa stai bevendo; ecco il significato della parola degustare. Il vino è un testo (ebbene sì, sto alludendo alla mia cara vecchia semiotica) e la comunicazione del vino è un altro bellissimo aspetto di tutta la faccenda. Per non parlare della dimensione culturale legata alla coltivazione della vite, alle pratiche di cantina, bla bla bla. Ma soprattutto … “Cazzo com’è buono!” (cit.). I due verbi nel titolo sono al passato perché ormai, appunto, è passato qualche anno: ora le occasioni per partecipare a degustazioni professionali sono meno frequenti. Cionondimeno non riesco a non parlarne, quando parlo di me. Forse perché degusto ancora vino.
Se ti interessa, gli articoli attinenti al mondo del vino li trovi nella categoria Vino, vigne e cantine.

Questo sono io con la mia famiglia. Last but not least …
Qui entriamo davvero nella sfera privata e personale. Avere una famiglia e crescere un figlio sono di gran lunga le cose più belle che la vita fin qui mi ha dato. Più delle cose belle che pure mi sono capitate lavorando, più di qualsiasi hobby o passione. Impari a mettere altri (e altro) prima di te stesso, a proiettare le cose che fai o pensi oltre la tua vita. Ho profondo rispetto per chi sceglie di mettere il lavoro al primo posto e sacrificare il privato, ma non lo condivido. Ci deve essere un giusto equilibrio, se non ne avverti il bisogno forse c’è qualcosa che non va. La vita privata familiare è anche la dimensione di cui sono maggiormente restio a parlare, almeno in questa sede (tanto meno sui social). Non mi definisco una persona dal carattere schivo, ma certamente sono molto riservato; mio figlio in questo mi somiglia, si capisce dall’espressione infastidita che tira fuori ogni volta che proviamo a fare un selfie tutti insieme.
Ecco perché, nel “Chi sono” che hai appena letto, cito la famiglia dopo tutto il resto e non troverai contenuti su questo nel mio blog. A meno che un giorno cambi idea, ma è improbabile.