Roger Waters: cosa c’è di buono in The Dark Side Of The Moon REDUX

Il titolo la dice tutta, è una vera dichiarazione d’intenti. Con questo articolo voglio a tutti i costi difendere Roger Waters (zio Roger da qui in avanti), trovare il lato positivo del suo “lato oscuro”, ovvero del suo recente rifacimento di The Dark Side Of The Moon, la celebre opera musicale del gruppo di cui faceva parte quando era giovane.

Baso le mie considerazioni da una parte sull’ascolto dei “nuovi” brani (praticamente tutti pubblicati sul canale YouTube di Roger), dall’altra sulle prime recensioni e sui primi video di utenti (rimossi dalla piattaforma nel giro di sole 48 ore) che erano tra il pubblico delle serate al teatro Palladium di Londra dell’8 e 9 ottobre, durante le quali la versione Redux è stata ufficialmente presentata dal vivo.

La prima nota positiva e più sorprendente è proprio il vederlo a teatro, su un piccolo palco praticamente a tu per tu con il pubblico: una dimensione intima totalmente inedita per zio Roger, a cui noi fan non siamo affatto abituati (e neanche lui). E noi, che in fondo gli vogliamo molto bene, non possiamo non cogliere la grande e bella novità.

Alla tenera età di 79 anni, l’uomo che un tempo ebbe l’intuizione di innalzare un muro sul palco di un concerto rock per rendere anche fisicamente evidente la separazione tra band e pubblico (ne ho già parlato qui), ora si presenta totalmente esposto e senza filtri o distanze. Segno inequivocabile di coraggio e autostima, oltre che di una invidiabile forma fisica; un esito a cui personalmente non avrei mai sperato di vederlo approdare.

Allo stesso tempo, questo rappresenterebbe anche la nota più stonata: stando a ciò che si legge sul web, zio Rog non si è limitato a suonare il “nuovo” disco (cosa che ha fatto nella seconda metà e ha avuto anche una buona accoglienza da parte del pubblico). Nella prima parte dello show invece si è lasciato andare a goffi monologhi da stand up comedian con esiti a tratti imbarazzanti, nonché alla lettura di ampi stralci della sua autobiografia che è in procinto di pubblicare. La noia è risultata dilagante e un malessere neanche tanto strisciante si sarebbe iniziato a manifestare in sala. Va bene sentirsi self confident, ma c’è un limite a tutto. Anche se… vai a dirglielo a uno col caratteraccio di zio Rog, per giunta inasprito dalla cocciutaggine della senilità. 😂💙

Riguardo invece il Redux, la ri-registrazione di TDSOTM intendo, sono molte le perplessità. Si tratta in sostanza di una versione downbeat dei pezzi del disco del prisma, scarnificate (anche se sapientemente riarrangiate), interpretate dalla sua voce roca e bassa e, cosa peggiore, appesantite da nuovi sermoni lunghi e piuttosto invadenti. Ne troviamo persino sulla concitata On The Run, sulla ultraterrena The Great Gig In The Sky e sulla psichedelica Any Colour You Like, gli strumentali della tracklist originale.

Nel complesso, Redux è decisamente meno entusiasmante dell’originale uscita 50 anni or sono, del resto non poteva essere altrimenti e zio Roger deve anche averlo messo in conto: “A molti potrebbe non piacere, che si fottano!”, mi sembra quasi di sentirlo. 🤟🤣

Ma questa paradossalmente, e ripeto volendo a tutti i costi trovare il lato positivo (è già il secondo), è anche una cosa interessante. Voglio dire, tutti ci siamo fatti questa domanda: come suona una dark side diversa dall’originale (ascoltata migliaia di volte), e per giunta rifatta da uno dei suoi autori? L’attesa era tanta, dobbiamo ammetterlo. A Waters insomma va anche il merito di aver stimolando la nostra curiosità rischiando – cosa ancora più degna di nota – l’impopolarità. Il coraggio non gli manca.

Di contro “la ditta”, i titolari del marchio Pink Floyd vale a dire David Gilmour e Nick Mason (zii anche loro), non hanno rischiato nulla né proposto nulla di nuovo o di realmente inedito (ne ho già parlato qui), per le celebrazioni dei 50 anni del loro disco più famoso.

Terza cosa, perché l’ha fatto, il punto più controverso. Allora… qui, a dispetto delle molte dichiarazioni rilasciate da zio Rog attraverso i suoi social, le spiegazioni possibili sono diverse. L’originale The Dark Side continua ad essere ostinatamente e meravigliosamente perfetta così com’è. Dunque la motivazione non può essere prettamente musicale.

Lui dice che voleva attualizzare il messaggio originale, che del resto a giudicare dallo stato delle cose nel mondo in questi ultimi 50 anni il messaggio così com’era evidentemente non è passato, che voleva arricchire un’opera scritta quando di anni ne aveva 29 col punto di vista di uno che ora di anni ne ha 79 bla bla bla.

Non entro nel merito, piuttosto dopo aver ascoltato Redux a me la considerazione che viene è che per fortuna che nel 1973 c’erano anche David, Nick e Rick a bordo. I Pink Floyd era una band in salute e – anche se la direzione artistica di Roger Waters iniziava a manifestarsi con evidenza – tutti i membri avevano voce in capitolo e trovavano ancora spazio di espressione. Il risultato d’insieme infatti è straordinariamente bilanciato, concettualmente impegnativo ma musicalmente fruibile. E questo sottile equilibrio, il segreto della longevità del disco del prisma, è frutto del contributo di tutte le parti coinvolte nell’operazione, in primis i 4 musicisti ovviamente.

A distanza di 50 anni ora zio Rog l’ha rifatta da capo esercitando la massima libertà decisionale; lo sforzo creativo contempla un testo riciclato (ancorché molto pertinente, Free Four da Obscured by Clouds viene usato nell’ouverture Speak To Me) e testi parlati piuttosto noiosi aggiunti lungo tutto il disco al posto delle (o sopra le) parti strumentali originali, col risultato di appesantire una rivisitazione musicale che invece in alcuni momenti anche i fan più critici potrebbero trovare apprezzabile.

Alcuni brani, come Us And Them, sono stati salvati da questa riscrittura in chiave narrativa e ne escono ancora bene; Money invece, solo per dirne una, paga un dazio pesante. Un altro esempio lo troviamo all’inizio di Time: via le iconiche sveglie e i rototom, dentro la voce narrante (che per fortuna però in questo caso si interrompe quasi subito); il posto che nel disco originale competeva al solo di chitarra è riempito da vibranti note di organo Hammond e da una linea vocale femminile che rendono il tutto comunque molto suggestivo e musicalmente interessante.

Piccolo inciso. Arrivo persino a dire la stessa cosa della versione live di Comfortably Numb (pezzone dei Pink Floyd di cui ho già scritto qui) con cui apriva gli show del suo recente tour This Is Not A Drill: ok ha voluto togliere il solo di chitarra (leggendario) in sfregio a David, non sta tanto bene… tuttavia il nuovo finale, anche qui con impiego di voce femminile, non era affatto disastroso. Solo quello però, il brano nella sua interezza invece risulta parecchio stucchevole.

Insomma il lato positivo in questo caso è che la versione Redux è l’ennesima riprova della teoria che – nel caso dei Pink Floyd – l’insieme è più della somma delle singole parti, che Nick Mason a più riprese ha sempre sostenuto convintamente (e direi che lo pensiamo un pò tutti). Probabilmente zio Rog con questo rifacimento ha voluto rivendicare la sua paternità su un’opera immortale ben oltre i crediti riconosciutigli esplicitamente in occasione della pubblicazione del disco originale; il risultato tuttavia è un autogol.

Lo ha spiegato bene Steven Wilson, uno cresciuto a pane e Pink Floyd e che, oltre ai Porcupine Tree e ad una avviata carriera solista, recentemente si è anche occupato del remix di Wet Dream, il primo album solista di Rick Wright datato 1978. “Da solista sei in grado di cambiare i tuoi suoni facilmente, mentre stare in una band significa trovare sempre un terreno comune, un equilibrio, e lo stile musicale tende ad essere un sottoinsieme molto piccolo di tutte le singole personalità musicali.” Sempre lui in un’altra occasione ha anche palesato, con efficace sintesi, quello che in molti sospettiamo a proposito del rifacimento di The Dark Side ad opera di Roger Waters: “Ho l’orribile presentimento che i suoi motivi non siano artistici, ma ispirati da un risentimento e spinti dall’ego. Perché non scrivere piuttosto nuove canzoni?”

Comunque dai, per concludere: ho trovato tre lati positivi nel “lato oscuro” di zio Roger, ovvero la sua The Dark Side Of The Moon – Redux fresca di pubblicazione e presentazione live. Non sono di poco conto e, onestamente, non ero sicuro di riuscire a trovarne così tanti quando ho iniziato a scrivere questo articolo. In fondo tutti noi vogliamo bene a zio Roger, non possiamo non esprimere una valutazione benevola oltre le mille perplessità su questo strano e inatteso modo che ha scelto per celebrare i 50 anni del “suo” disco del prisma. 😁

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