Su Comfortably Numb dei Pink Floyd ho già scritto un articolo piuttosto approfondito nel mio blog, soffermandomi più che altro sulla genesi e sui significati di questa canzone che nel corso degli anni si sono curiosamente intrecciati con le vicende biografiche dei membri della band.
Molto oltre l’intentio autoris, come insegnano alcune riflessioni semiotiche del maestro Umberto Eco (immenso), in realtà è l’intentio lectoris nella sua interazione con il testo stesso a determinare i significati di una opera. E credo che lo dimostri la mia lettura di tutta la faccenda. Comfortably Numb è una canzone che (a) parlava di isolamento in un disco sull’incomunicabilità, (b) nata dalla conflittuale eppure riuscita collaborazione di due musicisti (Roger Waters e David Gilmour), che però (c) effettivamente non riuscivano più ad andare d’accordo su niente, ma che (d) a distanza di 25 anni ha significato il superamento proprio di quell’incomunicabilità, quando insieme agli altri due Pink Floyd l’hanno risuonata in occasione della storica reunion del Live8.
Comunque oltre i significati e le interpretazioni, anzi prima di quelli, ho sin da subito amato la parte musicale della canzone, soprattutto quello splendido assolo finale da brividi: incredibilmente espressivo, ricco di sfumature, con uno sviluppo emotivo e una progressione musicale magistralmente costruiti. Ho già raccontato qui che, quando ho comprato la batteria, ho iniziato a esercitarmi proprio su questo brano, senza ancora saper suonare ma cercando di impararlo scaricando la partitura e seguendo la notazione. E con grande soddisfazione ci sono riuscito, è stato un sogno che si è realizzato: è la prima canzone che suonavo in solitudine a qualcuno che mi veniva a trovare nel mio box insonorizzato, nonché la prima che ho proposto di suonare con i Wolfpack of Two nella nostra attività laboratoriale. Insomma per me rappresenta molto, si capisce.
In particolare la parte di batteria, semplice ma non facile, dimostra a mio avviso come Nick Mason fosse un batterista essenziale ma perfetto per i Pink Floyd. Sempre al servizio della canzone, mai sopra le righe o fine a sé stesso: personalmente credo che avesse un gran gusto nell’usare la cassa, ovvero che fosse bravissimo a indovinarne le figure e soprattutto le pause, piuttosto che a martellare sul pedale (cosa che contraddistingue molti altri batteristi). Poi nel finale anche lui cresce di dinamica, i fill diventano incisivi e scandiscono i fraseggi della chitarra, contribuendo al climax melodico dall’assolo di Gilmour. Comfortably Numb è uno di quei pezzi che alla batteria puoi interpretare in modo molto personale, ma se vuoi coglierne i dettagli e la perfezione (perché i dettagli fanno la perfezione) almeno la prima volta devi seguire la notazione originale per capire bene cosa fa zio Nick. E poi devi rispettare il brano: quando le cose sono semplici, la tentazione di strafare è forte e il rischio di rovinare tutto dietro l’angolo.
Comunque, questo articolo è un po’ una appendice di quello già pubblicato sul tema dei muri, che conteneva anche le due esecuzioni a mio avviso più significative di questo magico brano e dove scrivevo che avrei poi pubblicato una playlist monografica sulle altre rintracciabili su DVD vari e su Youtube. Eccoci qui, dunque: di seguito trovate (quasi) tutte le versioni di Comfortably Numb eseguite dai Pink Floyd o dai singoli membri con le loro band soliste, in perfetto ordine cronologico e suonate in tutte le salse!
Prima però una doverosa avvertenza: pur avendo aggiunto delle considerazioni e dei ricordi personali, inevitabilmente c’è un po’ meno da leggere rispetto agli altri articoli del blog e, potenzialmente, molto da ascoltare e guardare. Ma dipende da voi, da quanto ne avrete voglia. Perché ascoltare decine di volte la stessa canzone, lo riconosco, può essere troppo anche per un appassionato floydiano molto motivato.
After all it’s not easy
banging your heart
against some mad bugger’s wall
Outside the wall
In ogni caso, sia che guardiate tutti i video sia che mi mandiate a cagare dopo il primo, buona visione/ascolto! 😊
1980/81, Pink Floyd – The Wall live. Audio e video non sono un granché, ma a quanto pare è la migliore testimonianza dei concerti del leggendario tour originale di The Wall. Roger interpreta la sua parte vocale vestito da medico, davanti al muro, Dave canta e suona la sua iconica Black Strat da una piattaforma idraulica sulla cima.
1984, David Gilmour durante il suo tour solista. Nella sua band suonava Chris Slade, che in anni successivi sarà batterista anche per gli ACDC; ma per questo brano, “guest” alla batteria troviamo il compagno di band nei Pink Floyd Nick Mason.
1987, o comunque una esecuzione tratta dai concerti del tour Delicate Sound of Thunder, che segna il ritorno sulle scene della premiata ditta senza Roger Waters. Trovo che le strofe siano lente nell’andamento e inutilmente pompose nell’arrangiamento. Inoltre ho letto da qualche parte sulla rete che molti fan considerano questa la migliore versione del celebre assolo finale da parte di Gilmour. A me per la verità anche quello sembra esagerato, e persino un po’ sfilacciato.
Due concerti evento, sempre dal tour del grande ritorno dopo la separazione ufficiale da Waters:
1990, live at Venezia da una chiatta galleggiante posta al centro della laguna, di fronte a Piazza San Marco. Location insolita e tante polemiche per la complicata organizzazione e gestione del concerto…
1990, live at Knebworth. Si tratta di uno dei festival rock più celebri, a cui i 3 Pink Floyd superstiti (e i loro musicisti di supporto) presero parte praticamente alla fine del tour di Delicate Sound of Thunder. L’esecuzione per la verità non aggiunge molto alle precedenti versioni.
1990, The Wall live in Berlin: tanti ospiti illustri per il mega concerto con cui Roger Waters, lontano dagli altri Floyd, ha celebrato la storica caduta di un Muro persino più famoso del suo.
1994, la splendida versione del dvd Pulse. Le immagini sono della Earls Court di Londra, ma l’audio è in parte proveniente dai concerti romani di Cinecittà citati nel mio articolo, a uno dei quali ancora sbarbato ebbi la fortuna di partecipare con mio padre e mia sorella. L’assolo finale di David lo preferisco a quello dei concerti del tour di fine ‘80: il suono è potente e i fraseggi di chitarra sono in buona parte gli stessi, ma sono “cuciti” in un ordine migliore. Il risultato è un assolo meno prolisso, più compatto e ricco di pathos.
Nel 1992 Roger Waters pubblicò Amused to Death, decisamente il suo miglior disco solista, ma stranamente non andò in tour. In parte recuperò negli anni a cavallo del 2000, con un tour che pur non supportando un nuovo album andò avanti per più di 3 anni e durante il quale venivano riproposti ben 5 brani da questo splendido lavoro (io lo vidi allo stadio Flaminio di Roma il 12 giugno del 2002). L’orecchio di un batterista nota subito i 16mi e la pronuncia accentata sul charleston, che dà al brano un tiro più nervoso rispetto alla versione originale (e, almeno a mio parere, meno appropriato). Sull’assolo finale, due chitarristi non fanno mezzo Gilmour …
2002, David Gilmour in Concert. Versione semi-acustica (esperimento mai più ripetuto). Zio Dave un po’ appesantito, Robert Wyatt alla voce nelle parti che furono di Waters (esiste anche una versione, dalla stessa serie di concerti, con Bob Geldof).
2006, Waters guarda al passato e ripropone per intero i brani di The Dark Side of the Moon con la sua band (Comfortably Numb è tra gli encore). Io vidi questo concerto allo Stadio Olimpico di Roma, il 16 giugno. Sempre esaminando un po’ la parte di batteria, stavolta trovo molto interessanti i fill mentre il suono dei piatti con cui il tipo accompagna anche no… Onestamente lì per lì non ricordo di aver notato queste cose. Forse per via dell’audio che all’Olimpico fa notoriamente schifo; o più verosimilmente perché all’epoca neanche sapevo cosa fossero, i fill e l’accompagnamento.
A differenza di Waters, che non aveva nuovo materiale, David Gilmour nel 2006 torna in tour a supporto di un nuovo disco solista che ebbe grande successo (On an Island). Io vidi il concerto di piazza Santa Croce a Firenze del 2 agosto 2006. Due testimonianze tratte dai dvd ufficiali che seguirono al tour:
versione suonata alla Royal Albert Hall, con ospite alla voce un certo David Bowie.
Questa invece è la registrazione del concerto di Danzica, con tanto di orchestra. L’ultima testimonianza ufficiale in cui interpreta Comfortably Numb insieme al suo amico, compagno di band nei Pink Floyd e partner musicale di sempre Richard Wright (purtroppo morirà di lì a poco).
Nel 2011 e nel 2013 Waters a più riprese è tornato in tour per riproporre per intero, in chiave nuova e attuale grazie alle più moderne tecnologie multimediali, il “suo” capolavoro The Wall. L’esecuzione di Comfortably Numb, la scenografia e la band sono le stesse della 02 Arena (eccezion fatta ovviamente per l’assolo, che in quella specifica e unica occasione fu eseguito da Gilmour). Vidi i concerti solisti di The Wall in ben 3 occasioni. Il 4 aprile 2011 andai da solo al Mediolanum Forum di Milano: posti a sedere, quarta fila posto 36, quando Roger intonò “We don’t need no thought control” ci guardavamo letteralmente negli occhi… ricordo indelebile. Poi ancora a Milano il 6 luglio dello stesso anno con mio padre e mia sorella. Infine a Roma, prato dello Stadio Olimpico il 28 luglio del 2013: la rappresentazione open air dello show in effetti era ancora più scenografica e grandiosa di quella nei palazzetti di un paio di anni prima.
A proposito di “special guest”… Qui siamo al Madison Square Garden ed è il 2012. Eddie Vedder, ospite di Waters, interpreta col suo caratteristico e inimitabile timbro vocale le parti che furono di Gilmour. Davvero splendido, grande Eddie! La batteria continua a non piacermi, mentre il suono di chitarra del solito tamarrone nell’assolo finale stavolta è convincente. Il duetto tra Eddie e Roger si ripeterà nel 2018 a Chicago.
Nel 2015, a distanza di ben 9 anni dal precedente (ma le lunghe pause sono una costante dell’attività discografica dei membri dei Pink Floyd post anni ’70), David Gilmour esce ancora con un nuovo disco solista (Rattle that lock). Le tappe del tour europeo in particolare prevedono tutte location all’aperto di medie dimensioni e di grande suggestione storica, come arene e anfiteatri romani. Io vidi il concerto del Circo Massimo del 2 luglio 2016, posti a sedere nel primo settore ma purtroppo un po’ defilati.
Questa invece è la versione suonata a Pompei, praticamente alla fine del tour: la straordinaria location sotto il Vesuvio ha ospitato per la prima volta un concerto e un membro della band a distanza di 45 anni dal leggendario film concerto (senza pubblico…) Pink Floyd Live at Pompeii del 1971. Evento davvero storico, costo del biglietto anche: oltre 300 euro.
Nel 2018 Roger torna in tour, con una band quasi del tutto rinnovata. Nonostante abbia finalmente pubblicato nuovo materiale (“Is this the life we really want?” del 2017), stavolta lo show è incentrato sulla riproposizione dei brani e del concept dell’album Animals del 1977, quando ovviamente ancora era nei Floyd. Il 18 aprile vidi al Mediolanum Forum di Milano lo show indoor, durante il quale all’inizio della seconda metà magicamente si materializzava al centro della platea nientemeno che la centrale elettrica di Battersea (che campeggiava sulla copertina dell’album del ’77). Il 14 luglio invece replicai al Circo Massimo, per la versione all’aperto con i dovuti adattamenti scenici.
Questa Comfortably Numb è la bonus track dal film/DVD del tour, che prenderà il nome di US+THEM, con tanto di bagno di folla finale. Gli anni in cui un muro costruito sul palco lo separava anche fisicamente, oltre che psicologicamente, dal suo pubblico evidentemente sono tanto, tanto lontani… e a noi lo zio Roger piace di più così! 😊
Ciao e complimenti. Sono un floydiano (ho scritto pure la tesi di laurea su TW il film) e ho apprezzato molto il tuo post. Meriterebbe altrettanta disamina CWTAE che ha visto un’evoluzione ancora maggiore!
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Ciao, ti ringrazio. 🙂
Mi piacerebbe leggerla, se l’hai pubblicata da qualche parte.
Ho scritto su CN perché per me ha significati particolari, e perché gliene attribuisco di ulteriori in virtù delle biografie dei nostri beniamini. Avendo avuto la fortuna di ascoltarla live negli anni in varie esecuzioni, mi piaceva l’idea di una monografia interamente dedicata a questo brano. Musicalmente non è che sia cambiata granché in effetti, del resto quei soli di chitarra sono scolpiti nella storia e neanche quel pazzo bastardo di zio Rog si sognerebbe di stravolgerlo, il pezzo. 😅
Hai ragione invece a dire che Careful ha una storia discografica ed esecutiva molto più intrigante e movimentata. Ummagumma era uno dei 3 dischi dei Pink Floyd che aveva mio padre, quello che ascoltava meno tra l’altro, un disco stranissimo alle mie orecchie adolescenti. Inutile dire che poi sono ben presto arrivato alla fase in cui soprattutto il live album lo ami alla follia, e lì ci trovi questa impressionante e spaventosa versione live di Careful. Poi scopri che la versione su studio non fa parte di un album ma di un singolo, come lato B per giunta. E che era molto diversa, ma che come loro abitudine nei loro anni più sperimentali dal vivo la dilatavano a piacere e la “coloravano” di atmosfere, pathos e visioni come solo loro sapevano fare. Se la sono portata dietro parecchi anni, ed è cambiata molto. Antonioni l’ha assolutamente voluta per Zanriskie Point, e nel cofanetto recente The Early Years (ma anche sul canale YT della band per fortuna) sono rintracciabili diverse esecuzioni. La migliore mi sembra quella del Brighton Dome, ci sono delle riprese fantastiche di loro 4. Ma quella solo audio di Ummagumma resta la più potente, forse perché per me è stato l’imprinting al brano. Che poi mi sono sempre domandato (e ancora lo faccio) come diavolo facesse zio Rog a tirare fuori quell’urlo agghiacciante. 🙂
Purtroppo non ho mai avuto il piacere di vederla/ascoltarla in concerto, quindi non avrei episodi biografici legati al brano da ricordare come invece ho fatto per CN. Ma grazie mille per averla citata. Tra pazzi floydiani ci si riconosce. 🙋♂️
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Devo averne parlato nel post dedicato al “rock ecologico” dei Floyd!
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